domenica 19 aprile 2015

Pandemic Attack/Attacco pandemico

PANDEMIC ATTACK                ATTACCO PANDEMICO

People falling down                    Persone che cadono
Without a cry                              Senza un grido
Hit with brutal force                   Colpite con brutale forza
As helpless pins                         Come birilli condannati
At the bottom                             Al termine
Of a bowling track                     Di una pista di bowling
They look at you                        Ti guardano
From the screen                          Dallo schermo
As they shiver                            Mentre tremano
Turn pale                                    Impallidiscono
Lose consciousness                    Perdono conoscenza
And finally collapse                   E infine collassano
On the grey mattress                  Sul materasso grigio
Of this foreign land                    Di questa terra straniera

Babel of words                           Babele di parole
Unintelligible sounds                 Suoni indistinguibili
Desperately muttered curses      Disperate maledizioni sussurrate
And no Tower in sight               E nessuna Torre in vista
Old children                               Bambini vecchi
Eyes too big and empty             Occhi troppo grandi e vuoti
Suckling from dead breasts       Succhiano da seni avvizziti
Unable to placate                       Incapaci di placare
An atavistic hunger                   Una fame atavica
A river of disoriented men        Un fiume di uomini allo sbando
Gradually flooding                    Che sciama gradualmente
The barbed wired area              Oltre la recinzione del filo spinato
Careless of danger and pain      Incuranti al dolore e al pericolo
Blood on their palms                 Palmi insanguinati

Same old news                          La stessa vecchia storia
The law of the jungle                La legge della giungla
Something you slowly              Qualcosa a cui pian piano
Got accustomed to                    Ti sei abituato
You switch off your bored        Spegni il tuo annoiato cervello
Networked, insular brain          Connesso ma isolato
Take your pills                          Prendi le tue pillole
Say your prayers                       Dici le preghiere
Kiss your algid wife’s lips        Baci le labbra della tua algida moglie
And go to bed                           E vai a dormire
Dreaming of a safe                   Sognando un sicuro
Little world of lies                    Piccolo universo di bugie
Where things do not happen     Dove nulla accade
As they simply do not exist      Poiché nulla semplicemente esiste



martedì 7 aprile 2015

Seppuku

SEPPUKU                               SEPPUKU

Beloved knife                          Amato coltello
My loyal blade                        Mia fida lama
Be gentle and quick                Sii dolce e veloce
Do not hesitate                        Non esitare

Falling flowers                        Fiori che cadono
From the cherry tree               Dal ciliegio
As I unsheathe                        Mentre sfodero
My wakizashi                         Il mio wakizashi

Blood on my palms                Sangue sui miei palmi
On my pure hakama               Sulla mia pura hakama
Ablaze, at last                         Adorna, infine
With crimson hana                 Di fiori cremisi

The act is done                       L'atto è compiuto
I slip into oblivion                  Scivolo nell'oblio
Now curled up                        Adesso raggomitolato
In foetal position                    In posizione fetale

The sun is setting                   Il sole tramonta
And it feels so cold                Fa così freddo
I am coming home                 Torno a casa
My supreme Lord                  Supremo Signore

Hana wa sakuragi                  Il ciliegio è l'albero migliore
Hito wa bushi                        Il samurai il migliore tra gli uomini


venerdì 3 aprile 2015

Verso il punto di sicuro ritorno...ed oltre (una recensione del nuovo album di Del Palmer)

VERSO IL PUNTO DI SICURO RITORNO…ED OLTRE
una recensione del nuovo album di Del Palmer

‘Point Of Safe Return’ è il terzo album solista di Del Palmer, e può essere considerato come un importante punto di svolta nella carriera dell’artista, in termini di sforzo creativo, qualità della musica e dei testi, approccio alla produzione. L’album è una raccolta varia, coerente ed elegante di brani, i cui temi spaziano dalla bellezza celtica di ‘Nota Ghra’, in cui il bodhran, l’Irish tenor drum e le Northumbrian e Scottish pipes si innalzano come in una trance, all’apocalittico scenario della tirata ‘Future’, in un apparente svolgersi uniforme di gloriosi e orecchiabili ritornelli lungo il percorso.

L’evidente influsso degli Steely Dan, che era un aspetto rilevante dei precedenti lavori di Del, è qui molto più diluito, sebbene ancora presente nelle sezioni di tastiere e chitarre in un paio di pezzi, come la traccia di apertura (‘This Heart’) che contiene dei vocals celestiali della talentuosa I.V. Webb, la cui voce all’inizio di ‘Gravity’ suona come una preghiera, e la title track, un perfetto esempio dell’abilità di Del nel trovare un ottimo equilibrio tra l’urgente voce delle sue chitarre elettriche, e la bellissima consistenza della linea melodica.

Vocalmente, sembra quasi che Del stia giocando con l’idea di creare un diverso personaggio in ognuna delle cinque tracce contenute nella side one, un’idea che è probabilmente un elemento chiave del lavoro. Quell’approccio romantico e melodioso è presente nella voce di Del, a tratti reminiscente dei più languidi sussurri alla Bryan Ferry, sebbene Mr. Palmer sembri avere molte frecce al suo arco, poiché quest’album di certo contiene le sue migliori performance vocali di sempre.

‘Nota Ghra’ suona incredibilmente intensa, con i delicati backing vocals di Sarah Daly a controbilanciare la profonda, quasi ultraterrena, straordinaria voce di Del, in un trionfo di strumentazioni irlandesi e poesia celtica.

‘Point Of Safe Return’ sembra prendere in prestito la stessa strategica dicotomia usata da Kate Bush per i suoi album ‘Hounds Of Love’ ed ‘Aerial’. Così, mentre la prima parte del disco è in sostanza una raccolta di pezzi diversi tra loro, la seconda è una suite fatta di differenti movimenti, meravigliosamente legati tra loro, che narrano una storia fatta di solitudine, ricordi del passato tornati alla memoria per tormentare l’esistenza del protagonista, scoperta del sé, lotta interiore e riconciliazione.

‘The Inner Dialogue’ può essere in molti sensi definito come la personale sinfonia di Del, con quel suo intimo, a tratti doloroso, viaggio alla scoperta di se stessi. Il suo approccio classico, l’utilizzo di diverse voci di sottofondo e la sua sperimentale ed evocativa qualità narrativa, a tratti rimandano ai Devogue, e al loro intenso album omonimo della fine degli anni novanta.

Un’atmosfera onirica, in cui il malinconico sax di Kevin McAlea gioca un ruolo portante, quasi un personaggio esso stesso, e i cui lamenti fanno di ‘Shadow People’ un inno ondeggiante a ciò che giace nell’ombra, apre l’elaborata complessità della suite che compone la seconda parte del disco.

I testi sono spesso utilizzati in forma di confessioni, segreti rivelati nella solitudine di una notte insonne, a volte con uno sguardo malinconico al passato vissuto come fallimentare, altre in cui una scomoda verità viene impietosamente sputata fuori tra le righe. A tratti criptici ed oscuri, mai banali o inconsistenti, i testi di Del sanno giungere all’anima di chi ascolta, mostrando un’autentica profondità poetica.

Così, i tratti nostalgici in ‘Gravity’ (‘C’è nessuno laggiù/Che guardando in alto/Si chiede di me?’) procedono mano nella mano con quelli metaforicamente carichi del primo ritornello di ‘Future’ (‘I migliori anni della tua vita vissuti sotto terra/Tentando di star lontano dal sole’), che include anche un possibile velato riferimento a ‘Breathing’ della Bush nel secondo verso (‘La scorsa notte in cielo/Un lampo accecante’) ed un triste finale (‘Le cose migliori delle nostre esistenze adesso sono cenere/Solo immagini dal passato’).

L’alternanza di brani più ritmati ad altre più lente composizioni al piano, quasi di ispirazione classica, accompagnate da archi minimalisti di sottofondo, rende ‘The Inner Dialogue’ un fedele viaggio negli alti e bassi di un’anima tormentata, il cui percorso complesso culmina nell’analisi sfaccettata e psicanalitica delle 7 voci interiori, che introducono ‘A Case Of Insomnia’ e il suo sound quasi nipponico, con quella sezione di koto che metaforicamente si rivolge ad una geisha ribelle.

C’è un’interessante qualità circolare nei testi della suite, particolarmente evidente nella sezione di ‘The Saboteur’, che sembra quasi evidenziare il fallimento dell’essere umano, che cerca spesso cose sbagliate in luoghi inadatti e al momento meno propizio, destinato ad apparire una creatura senza speranza nel circo dell’esistenza.

La continua necessità di guardare indietro al passato, forse in cerca di possibili risposte alle domande del presente, è molto tangibile nel ricorrente verso che apre la suite e si ripete più volte, ma ogni volta grazie ad una voce diversa (‘E tutti questi ricordi/Sono ciò che resta/Pensaci/Senti ancora il dolore?/Lo senti?’) subito seguito dalla deludente scoperta di un presente vissuto ancora una volta come fonte di non voluto dolore (‘La roccia su cui costruisco il mio mondo/Non è altro che argilla/Devo sempre prendermi in giro/Per credermi degno di ciò che conquisto’).

Il pezzo più intenso e commovente è probabilmente ‘Acceptance’, in cui l’assolo struggente al piano si combina magicamente all’emozionante performance vocale di Del, nel racconto visivo di una separazione forzata (‘Cerco ciò che resta/In giro per casa/C’è la lettera che mi scrivesti/Un pacchetto mai aperto/Sul pavimento di questa stanza’). Davvero un pezzo straordinario.

L’ultimo brano in ‘The Inner Dialogue’ è la dichiarazione reggae di ‘The Penitent Man’, con quella sua forte sentenza (‘Non voglio vivere in eterno/Ma non voglio neanche scivolare via nell’oblio/E’ assopito ma non è mai del tutto finito/Finché qualcuno viene a bussare alla tua porta’) e i cui ritmi giamaicani, splendidamente fusi ad atmosfere orientali, ancora una volta aggiungono un valore in più alla consistenza multiforme e matura di questo straordinario album.

                                                                           (foto: Roberta Colladon)